L’insegnamento
Così come nelle varie discipline/materie è necessario, anche nelle Arti Marziali, applicare e seguire un “metodo di ’insegnamento”, l’istruttore, deve conoscere quali sono i metodi psico – tecnici per affrontare con relativo successo, la didattica nel caso specifico dell’insegnamento del Taiji Quan.
1. La valutazione di ingresso dell’allievo
L’ingresso di un nuovo allievo nella palestra, deve essere oggetto di “particolare” attenzione da parte dell’insegnante. Ciò non vuol dire sostituirsi al medico, (che rilascia al soggetto regolare certificazione per lo svolgimenti di attività sportiva) ma rilevare eventuali patologie evidenti della sua postura. E’ evidente che al di la degli esercizi “comuni” a tutti, alcuni soggetti potrebbero aver bisogno di esercizi alternativi/integrativi, allo scopo di contribuire, per quanto possibile ad un corretto allineamento posturale. L’obiettivo finale sarà quello di insegnare all’allievo a sviluppare la “CAPACITA’ PROPRIOCETTIVA”.
2. La “ginnastica”
I Pa Tuan Chin (Otto pezzi di Broccato) costituiscono una serie di movimenti che consentono all’allievo, già dalle prime lezioni, di prendere confidenza con movimenti “lenti e controllati” che costringono il corpo, contrariamente alla routine quotidiana, a muoversi con armonia, controllo e soprattutto lentamente. Gli esercizi citati possono essere usati, in relazione alla loro esecuzione, come esercizi di stretching oppure come movimenti di Qi Gong, consentendoci di ottenere risultati diversi in relazione alla loro esecuzione.
3. I “Fondamentali”
Il percorso dell’allievo, inizia con lo studio delle posture fondamentali.
E’ importante, intanto dare una definizione di “Posizione” e “Figura“.
Si definisce “posizione” una postura relativa alle sole gambe e tronco, si definisce invece “figura” una postura che comprende una posizione di gambe tronco e un atteggiamento delle braccia.
Contestualmente alla spiegazione della figura, è il caso di affrontare, a completamento dell’informazione, quelli che sono gli allineamenti del tronco (Zhun Ding) i 3 piani e i 3 assi ( Frontale, sagittale, traverso) del corpo umano.
Tutto ciò deve contribuire a costituire lo “SCHEMA CORPOREO“, che è l’immagine che abbiamo, in ogni momento, del nostro corpo e della sua posizione nello spazio, nel tempo e nell’ambiente.
La costituzione del nostro Rachide, nonché la sua funzione e costituzione, deve essere conosciuta dall’istruttore, in quanto i concetti di allineamento sono molto importanti sia per la pratica del Taiji Quan che per il corretto assetto e postura del corpo.
Riveste importanza anche la spiegazione delle relazioni fra varie parti del corpo umano, pensiero e Chi, che bisogna tener presenti durante l’esecuzione delle tecniche:
1 Mano e piede
2 Gomito e ginocchio
3 Spalla ed anca
4 Tecnica e pensiero
5 Pensiero e Ch’i
6 Ch’i e forza
E’ proprio su questi concetti che l’istruttore troverà molta difficoltà nel trasferirli e nel farli attuare dall’allievo, in quanto moltissimi sono i fattori fisico-psicologici che influenzano la nostra postura.
4. La “Forma”
Gli aspetti che vanno considerati ai fini dell’insegnamento di una forma sono sostanzialmente due:
1) parte atletica
2) aspetto filosofico-culturale
Per quanto riguarda il punto 1), questo può essere a sua volta suddiviso in:
a) Esercizi preparatori
b) Schema della forma ed orientamento spaziale
c) Applicazioni del movimento
d) Peculiarità e caratteristiche
Parleremo quindi soltanto dell’insegnamento della forma nel suo aspetto più superficiale.
GLI ESERCIZI PREPARATORI
L’approccio alla forma deve essere sempre effettuato attraverso gli esercizi preparatori.
Questi comprendono sia una serie di esercizi di ginnastica che preparano la struttura corporea ad essere idonea allo svolgimento della forma, che una serie di movimenti (solitamente tratti dalla forma stessa) che allenano lo studente al movimento dinamico che richiederà la corretta esecuzione della forma stessa.
E’ con gli esercizi preliminari e propedeutici infatti che lo studente acquisirà le fondamentali doti di equilibrio e di coordinazione richieste dal livello di difficoltà della forma in studio.
Di contro, il perfezionamento delle su citate doti insieme allo sviluppo della “velocità di esecuzione”, della “intenzione” e del “respiro” si svilupperanno successivamente con la costante corretta e continua esecuzione della forma.
Terminata la prima fase di lavoro, l’insegnante sceglierà se cominciare subito con lo studio dello schema, o premettere lo studio superficiale delle applicazioni.
Ambedue gli approcci sono egualmente validi, e la scelta dell’uno o dell’altro dipenderà dalle caratteristiche psico-fisiche dello studente.
Di norma infatti lo studente più portato al combattimento o di mentalità più pratica, che necessiti psicologicamente di un immediato riscontro, apprende più facilmente ed in tempi più rapidi dando al movimento un senso pratico che solo l’applicazione può dare.
Lo studente che invece si avvicina alla forma per il piacere del movimento, realizzandosi nell’armonia dello stesso, per il quale l’applicazione nel combattimento rappresenta non il fine, ma una conseguenza dell’apprendimento, sarà più opportuno che inizi lo studio dallo schema base della forma.
STUDIO DELLO SCHEMA E ORIENTAMENTO SPAZIALE
La forma va solitamente insegnata a sezioni, in quanto essa stessa è composta da serie di movimenti che possono essere estrapolati e costituire una sezione a se stante.
Intere sezioni o parte di esse erano già presenti negli esercizi preparatori.
Saranno ancora le caratteristiche psico-fisiche dello studente a far scegliere all’insegnante se far studiare superficialmente tutta la forma per poi approfondirla successivamente, o procedere più lentamente, sezione per sezione, ma in maniera più approfondita.
I tempi di insegnamento sono sovrapponibili, e la scelta del metodo dipenderà, come già detto, dalle qualità dello studente, e non dal capriccio dell’insegnante.
LE APPLICAZIONI
Capitolo importantissimo nello studio della Forma, le applicazioni costituiscono “l’anima” della forma stessa.
Le applicazioni aiuteranno la crescita e lo sviluppo dello studente.
Ogni movimento della forma racchiude in se un concetto sul quale si sviluppa l’ applicazione dello stesso.
La disamina dell’applicazione, porterà lo studente allo studio ed alla riscoperta delle possibili varianti del movimento, sempre però nel rispetto del concetto che quel movimento contiene.
E’ interessante constatare come lo studente cambi radicalmente il modo di interpretare la forma passando da un livello di applicazioni a quello superiore.
LE PECULIARITA’
Ultima fase di studio sono le “Peculiarità” della forma.
Intendiamo per peculiarità una caratteristica tipica che si discosta dai canoni comuni che avvicinano i vari stili.
Premesso che non tutte le Forme posseggono peculiarità, la conoscenza di queste caratteristiche completa e valorizza la forma.
5. Lo studio delle “armi”
L’impiego di un’arma nel Taiji Quan costituisce lo step successivo allo studio delle forme a mani nude.
La considerazione sopra espressa, è frutto della mia personale esperienza nel Taiji Quan, che mi ha evidenziato come, con un’arma in mano gli equilibri del corpo cambiano completamente: è più difficile muoversi, e soprattutto, il Chi (l’Energia Interna) che dovrebbe raggiungere l’apice dell’arma, se va bene, si ferma al polso e alla mano, e l’ arma perde “vigore”, rimanendo solo un oggetto nella mano dell’ allievo, completamente estraneo al suo essere.
E’ evidente che l’uso del Ventaglio e l’uso della Spada non sono la stessa cosa, ognuno ha delle difficoltà legate alle caratteristiche dell’arma stessa.
Il ventaglio, è un’ arma piccola molto coreografica, potenzialmente dotata di grande personalità, il rischio è quello di praticare la forma e farla sembrare una coreografia di danza invece che un combattimento.
L’ esecuzione della forma, infatti, esalta le qualità di grazia, eleganza, leggerezza, mentre la “marzialità”, se non evidenziata espressamente dal praticante, può risultare nascosta.
Per questa ragione è necessario ricordare all’allievo che il ventaglio è un’arma a tutti gli effetti.
Una seria difficoltà nell’esecuzione della forma con il ventaglio, sta nel fatto che il momento dell’apertura dello stesso bisogna mantenere tutto il corpo rilassato, interessando solo il polso per il movimento di apertura indirizzando l’intenzione sull’apice del ventaglio.
La spada, invece, ha dimensioni e peso indubbiamente diversi rispetto il ventaglio, e ciò crea altri tipi di difficoltà.
Inizialmente è solo la mano di una praticante che impugna un’ “arma sportiva” (un attrezzo più o meno pesante a cui è attaccata una barra piatta di metallo) per eseguire semplicemente una serie di movimenti preordinati , una “forma”, ovvero una sequenza di parate, colpi e affondi.
Il tutto si ripete e si ripete, fino a che non si memorizza grossolanamente la concatenazione dei movimenti.
Questa ripetizione continua di sequenze, diventa, una ricerca silenziosa di perfezione del gesto e armonia della forma.
“…la spada non deve essere tenuta serrata nel pugno, ne tanto meno consentirgli di muoversi liberamente a seguito del suo peso,…ma va gestita come se fosse il sesto dito della nostra mano…“
Agile, leggera, la sensazione è quella di volare con la Spada in mano, ma nello stesso tempo, molto “marziale”: precisa ed efficace nell’affondare i colpi.
Il movimento parte dal centro del corpo, dal Tan Tien, e si irradia attraversando tutto il corpo, fino alla punta della Spada, creando un’ armonia eccelsa di forma, potenza e stile.
L’ aspirazione ultima è quella di diventare un tutt’uno con la Spada, un insieme unico dove i movimenti diventano istintivi.
Lo studio delle Forme a mani nude e quello delle armi del Taiji Quan rappresenta, da sempre la ricerca di una “Armonia” interiore ed esteriore.